Appena tornati dalla nostra seconda Miami Experience, è tempo di riordinare le idee e parlare di quello che probabilmente è stato l’Ultra Music Festival più discusso di tutti i tempi; ma prima occorre fare una premessa ai nostri lettori: Abbiamo letto decine di articoli, alcuni addirittura immediatamente dopo la fine del festival, ne abbiamo lette di tutti colori, da chi dice che ormai è solo una moda, a chi non ha nemmeno capito che genere di festival sia UMF fino a chi, come al solito, dice a vanvera che l’EDM è al mattatoio… o che la cosa più rilevante da raccontare è stata l’esibizione targata KFC. Noi abbiamo vissuto davvero l’esperienza di UMF2019, eravamo in mezzo a quella folla e possiamo testimoniare in prima persona, al contrario di chi l’ha vista da casa… Prima di iniziare la lunga lettura vi lasciamo con un consiglio: fidatevi di chi ha vissuto davvero l’esperienza Ultra, dalle telecamera si vede tutt’altra cosa, poi fatevi una vostra idea.
Per chi cadesse dalle nuvole, quest’anno Ultra Music Festival (Miami) a causa di un lungo dibattito col comune di Miami-Dade ha dovuto lasciare la storica location del Bayfront Park (ne abbiamo parlato qui), dopo tanti rumor, la location definita è stata Il Miami Marine Stadium sull’isola di Virginia Key (allargatasi all’Historic Virginia Key Beach Park per il format RESISTANCE), il tutto è stato deciso a pochi mesi dal festival e di certo, non sarebbero mancati i problemi logistici e organizzativi.
La nuova location, situata a circa 8km dal Bayfront Park, è un vero e proprio paradiso terrestre, flora e fauna qui sono di casa e tra una spiaggia mozzafiato e tanta natura bisognava tener conto che qui l’uomo e la musica sono i veri ospiti, rispettando questa gerarchia. Ciò che non avete visto dalle telecamera è l’ossessiva attenzione da parte dello staff di Ultra a questa tematica a cominciare dai posaceneri distribuiti gratuitamente all’ingresso fino ad una raccolta differenziata sparsa ovunque, ma sopratutto, ad ogni intervallo tra un dj set e l’altro il mainstage si illuminava di messaggi che ricordavano di RISPETTARE il territorio in cui ci si trovava, accompagnati dalla mitica VODM che con il suo solito fare sottolineava la tematica.
L‘isola di Virginia Key è accessibile da un solo ponte che la collega alla terra ferma, un percorso oggetto di tante discussioni e lungo ben 5 km che diverranno ben presto un vero e proprio pellegrinaggio verso casa, continua a leggere per capirne di più. Per evitare il traffico e i problemi di congestione, Ultra quest’anno ha organizzato un’armata di BUS gratuiti che avrebbero portato avanti e indietro da 3 punti strategici della città le migliaia di fan. Pronti? Partiamo!
Day1
L’Hub più vicino alla nostra abitazione era uno dei più lontani da Virginia Key, ma nonostante ciò, in circa 25 minuti siamo riusciti ad arrivare agevolmente al festival sin dal primo giorno. Sul bus ovviamente si respirava già aria di festa con la musica a palla e i trailer di ultra sugli schermi. Appena arrivati a Virginia Key, si erge maestoso il mainstage, ma c’è una lunga camminata sotto il sole che ci aspetta prima di attraversare i soliti 3 rigorosi controlli. Una volta dentro è magia, la nuova location è immensamente grande, dall’entrate si scorge subito la Live Arena e il Worldwide Stage, numerosi punti di ristoro, marchandising e infine, sullo sfondo il Mainstage (Video). Riempiamo la nostra camelbak di acqua per non disidratarci col caldo di Miami e via al Mainstage dove cominciano i primi disagi. Appena arrivati c’è Dzeko in console, ma non c’è musica (foto). Il problema tecnico avviene proprio ad inizio festival, mainstage off per almeno 15 minuti, niente video, niente musica, silenzio totale mentre si cerca di risolvere il problema. Ci posizioniamo tra le prime file e di li a poco la musica riparte si comincia a saltare, aspettando Nora En Pure (video in arrivo) che quest’anno si è guadagnata il mainstage. Nora dimostra di essere all’altezza con un set 99% strumentale e dove c’è solo da chiudere gli occhi e sognare, visibilmente emozionata regala un’ora di pura pelle d’oca. Decidiamo di fare un giro e visitare gli altri stage, ci accorgiamo subito di una Live Arena veramente piccola e di un Wordlwide Stage striminzito (perchè?). E’ tempo di tornare al Mainstage, arriva il primo big del giorno: Fedde Le Grand: il francese è ormai di casa all’Ultra e si spara un set frenetico con un’infinità di drop, giusto per caricare per bene il pubblico del mainstage (video). Al tramonto arriva Nicky Romero che come da aspettativa porta avanti la bandiera dell’ElectroHouse / Progressive House, un set strepitoso, alcune ID e tanto divertimento (Video In Arrivo). E’ buio, arriva Alesso, assente da qualche anno all’Ultra e in cerca di una nuova identità, Alesso regala un’ora e mezza di #ProgressiveHouse intervallata da vecchi brani evergreen e nuove produzioni, tralasciando – per fortuna – quella che è stata la sua direzione “latin” per qualche tempo. E’ stata davvero un’emozione vederlo dal vivo, uno dei set più belli di questo Ultra. Si prosegue con Tiesto, le aspettative crescono, ma personalmente non abbiamo amato (quest’anno) la sua performance: di basso tono, tamarra e rovinata da una In My Mind (versione Dynoro e Gigi D’Ag) che in quel contesto stona terribilmente… E’ tempo di chiudere: L’America ama Marshmello, è una rockstar, quindi per loro merita di chiudere il Day1. Noi non la pensiamo così: un dj set ricco di hit senza dubbio ma con tanta roba che spesso non arriva dall’altra parte dell’oceano. Testa di caramella punta tutto sui visual, che sono spettacolari, pochi fuochi d’artificio (perchè?), nessun ospite d’eccellenza (nel 2018 aveva portato anche Will Smith sul palco) e poco altro, con la speranza di un Day2 migliore, ci avviamo verso l’uscita e qui iniziano i reali disagi.
Poche indicazioni spiegano quale bus prendere per tornare all’HUB più vicino a casa nostra, circa 80mila persone (numeri non ufficiali) in balia del caldo notturno e della stanchezza cominciano ad innervosirsi, ci si riversa tutti in strada – l’unica strada – quella che porta alla terra ferma. Il traffico è bloccato e con non poche difficoltà e qualche spintone, riusciamo a prendere un bus senza conoscerne la destinazione. Lungo il percorso in autobus però a nostra sorpresa, scopriamo che molti hanno deciso di percorrere il ponte a piedi. Ben 5 km di strada senza marciapiedi o zone riservate ai pedoni, in mezzo alla strada, quasi al buio, una fila interminabile. Siamo sconcertati.
Day2
Puntuali arrivano le scuse ufficiali da parte di Ultra. Ammettono di non aver saputo gestire correttamente la situazione e promettono una migliore organizzazione per la seconda notte. La notizia fa il giro dei media. Fiduciosi, entriamo senza attese, anche oggi tanto caldo, ma un bel venticello allieta la giornata. Siamo arrivati intorno alle 3.30 PM e ci siamo persi il nostro connazionale ANGEMI sul mainstage insieme a Mykrys (chi?), ma per riparare andiamo a supportare Jean Marie al WorldWide Stage che tra mashup paurosi e tanta psy trance porta in alto la bandiera italiana all’Ultra. Via al Mainstage, ci sono i cash cash in console, ma non c’è musica. Ma come, anche oggi problemi? Ebbene si, problemi al mixer, il tempo di cambiarlo e si riparte. Il trio Cash Cash riempie da diversi anni le radio americane e la loro performance è davvero niente male. Arrivano NGHTMRE e Slander con il nuovo progetto GUD VIBRATIONS, ma non amando particolarmente il genere ci allontaniamo per tornare poi all’arrivo di Tchami: il suo djset è stato davvero una bella esperienza, tanta futurehouse (e non solo) di gran classe, Tchami merita il mainstage e il tramonto su Virginia Key accompagna perfettamente la sua performance (Video in arrivo). Sono le 9.30, cominciamo a fare sul serio, arriva Armin sul Mainstage che come sempre apre con grande classe con il suo tributo a David Lee Roth, presente sul palco, suona Jump è un disco del 1984 rivisitato in chiave moderna (Video), cambio veloce e via con la promozione della nuova collab con Lucas & Steve, Don’t Give Up On Me. Armin propone sempre un djset abbastanza user-friendly al mainstage, tanta psy e dischi abbastanza blasonati: turn it up, lonely for you, la nuova collab con Above & Beyond ma anche ben due ID (una con con NWYR). Dj set come sempre spettacolare, si chiude con Blah Blah Blah, un classico ormai. Arriva Zedd, ma la nostra volontà è quella di vedere il debutto di ILLENIUM e ci fiondiamo in una live arena stracolma di gente (perchè farla cosi piccola ?) E’ davvero impossibile posizionarsi bene, ma ILLENIUM è in posizione alta e si vede bene. Suona per un’ora un mix delle sue produzioni più melodiche e conosciute, la pelle d’oca non manca, e anche in questo caso Illenium accontenta il popolo americano, non mancano i dischi “pesanti” nella sua tracklist, ma ci sta, set spettacolare (Video In Arrivo). Mezz’ora di attesa e finalmente è Deadmau5 show! Il famigerato Cube 3.0 debutta all’Ultra di fronte a migliaia di persone e dopo una promozione che ha visto decine di aereoplani sorvolare Miami per tutta la settimana, è realtà, lo show è assicurato e aldilà del sound che non ci piace particolarmente, tutta la scenografia è posizionata in modo tale da fornire una visuale prospettica con il cubo sempre al centro. Un lavoro di progettazione video davvero senza precedenti. Il cubo è mobile e ogni tanto si sposta per far uscire Joel con la sua grande testa da topo, wao! I visual sono di altissimo livello! Strepitoso!
Torniamo al Main, abbiamo perso Zedd ma c’è Martin Garrix che ci regala un’ora e mezza di Progressive, fuochi d’artificio (pochi) e un dj set spettacolare. Anche in questo caso la scenografia è stata modificata. Al Day1 ci eravamo accorti di un led wall a forma di + nascosto dietro la regia. La console è stata alzata e dietro c’è solo questo led wall (foto). La gente è in delirio totale, la musica è quella giusta, la scenografia è da paura. Martin torna all’Ultra in grande stile (rivedi l’intero djset) e chiude con High On Life (Video). E’ finito il Day2, stanchi e accaldati arriviamo alle uscite, stavolta ben segnalate, ma ci aspetta una fila di oltre 2 ore, ripetiamo 2 ore, in piedi senz’acqua e stremati dalla fatica. I bus ci sono e sanno dove andare, ma la fila per salire è incredibilmente lunga e dopo quasi 12 ore di festival è inammissibile. Arriviamo a casa alle 5.15 del mattino.
Day3
E’ l’ultimo giorno, anche oggi si entra senza fatica, vogliamo andare a vedere la RESISTANCE Island, ma preferiamo conservare le energie (bisogna camminare per oltre 1 km sotto il sole per raggiungerla), siamo dentro: c’è Jonas Blue al mainstage, che come i Cash Cash riempie le radio americane di buona musica e suona un bel set, ci spostiamo all’ASOT stage, quest’anno organizzato nella piccola LIVE ARENA e non alla Megastructure come sempre, suonano i Cosmic Gate e dopo Marcus Shulz, trance a manetta! E’ il momento di tornare al Main, ci sono Sunnery James & Ryan Marciano che poco prima erano tra il pubblico a fare le interviste con i camera men dell’Ultra; bel set, stavolta nulla di eccezionale, ma sono comunque una garanzia di buona musica. Saltiamo i Vini Vici e il debutto di Jeffrey Sutorius (ex Dash Berlin) all’Ultra, ma da lontano vediamo una Live Arena piena. C’è Oliver Heldens al Main, è il tramonto su Virginia Key, ma la musica non ci convince. Oliver prende strane direzioni musicali che personalmente non ci hanno convinto, si passa da un’ambigua futurehouse ad una techno dai suoni più moderni. Oliver è sicuro di se in console, ma il djset non ci piace. E’ tempo di Afrojack, il dio del tamarro ma con classe. Afrojack conferma le aspettative e saltiamo per un’ora consecutiva in quello che probabilmente è il set più energico di tutto l’Ultra2019, ci siamo divertiti tantissimo, anche Afrojack è una garanzia assoluta! (video in arrivo). Reduci dalla scorsa esperienza (bellissima) con Guetta ci fiondiamo tra le prime file, il caldo la fa da padrone, arriva Guetta che quest’anno da spazio al progetto Jack Back che segna il suo back to the root. Sulla falsa riga del tomorrowland, il francese propone un set misto tra hit e Jack Back style, purtroppo quest’anno non ci è piaciuto. Delusi, ci spostiamo alla Live Arena dove apprendiamo la notizia di Eric Prydz che non si presenterà per problemi di salute. Risponde prontamente Armin Van Buuren che avrebbe dovuto chiudere il Day3 in questo stage, allungando il suo dj set da 2 ore a 3 ore e mezza. Stop, fermiamoci un attimo: cosa? Si, 3 ore e mezza di ASOT. Non abbiamo dati certi, ma pensiamo che questa sia la prima volta di un djset cosi lungo all’Ultra. Armin c’è, risponde bene come sempre, il djset è un concentrato di TRANCE allo stato puro, la folla è in delirio totale (video). Ad Armin non serve una grande organizzazione, visual dedicati o preparazioni del set perchè lui è l’essenza del DJing, via di chiavetta e il resto è storia (leggi il nostro commento sui social dopo l’accaduto). Ci spariamo oltre un’ora di ASOT, Armin intervalla qualche sua hit in chiave rigorosamente trance a dischi a noi sconosciuti, Armin sa che qui non serve saltare e come l’anno scorso, ci è bastato chiudere gli occhi e viaggiare con la mente. E’ un’esperienza sovranaturale.
Ci aspettiamo una grande chiusura di questo Ultra2019 e dopo un po’ decidiamo di tornare al Mainstage, chiudono i The Chainsmokers… Quella che nel 2018 è sembrata una chiusura spettacolare quest’anno non lo è stata di certo. Anche in questo caso i The Chainsmokers sono un prodotto studiato per l’America, se vi aspettate un set melodico e ricco delle loro hit radiofoniche, allora evitateli. Un mix di sonorità dure, che pestano, alternato a grida al microfono che di musicale hanno ben poco. Probabilmente è stata la chiusura peggiore che ci sia stata ad un’UMF accompagnata dalla mancanza totale di fuochi d’artificio ed effetti speciali (più tardi scopriremo che sono stati vietati in seguito ad un incendio). Scialba e deludente si chiude l’ultima ora dell’edizione numero 21 di Ultra Music Festival. Veniamo a sapere che Ultra organizza un after party allo stmpd rcrds stage alla resistance island probabilmente per dimezzare le persone all’uscita e incorrere in meno disagi, decidiamo di non andare e in 45 minuti saliamo su un bus, finisce il nostro Ultra2019.
Cosa non è andato ?
Cerchiamo di analizzare realmente cosa non è andato come doveva: Poco tempo per organizzare in nuova nuova location che è un paradiso naturale in cui certamente ci sono dei limiti da non oltrepassare che non sono di certo quelli del livello musicale in db. Troppi pochi fuochi d’artificio, premesso che noi l’incendio non l’abbiamo visto, ci sembra solo un pretesto per coprire il “non potete farli perchè qui è zona protetta” limitateli sempre più fino a farli scomparire“. Egoisticamente, ne è valso della spettacolarità dell’evento. Troppi pochi ospiti e non di rilevante importanza: ci si aspettava Katy Perry insieme a Zedd (era un rumor) o qualche apparizione degli SHM segreta anche quest’anno, ma niente. Lo scenario è diverso, immensamente più grande, seppur opinabile, non ci si trova sotto i grattacieli di downtown e questo per certi versi cambia il mood generale, ma non è niente di grave. Logistica: grande incognita di questo festival. Percorrere un 1 km a piedi per raggiungere altri stage importanti ci è sembrato esagerato. Ultra dovrebbe assolutamente rivedere questo tipo di decisione secondo noi. Il Miami Marine Stadium è grande abbastanza da ospitare una ancora più estesa megastructure in cui dare spazio a CarlCox & Friends e all’ASOT magari a discapito di piccoli artisti. Gli stessi UltraWorldwide Stage e Live Arena erano di dimensioni molto ridotte rispetto agli altri anni. Perchè? Con tanto spazio a disposizione… Davvero assurda la situazione bus, è stato terrificante vedere tutte quelle persone camminare per 5km in piena notte o lottare per salire su un bus senza nemmeno conoscerne la destinazione. Infine la LineUp: seppur tanti ritorni e qualche debutto, quest’anno sono mancati tanti pilastri essenziali tra cui Martin Solveig, LaidBack Luke, SHM, Kygo, giusto per dirne alcuni, come al solito a discapito di artisti che potrebbero essere evitati. Insomma, non una LineUp stellare, ma sicuramente sufficiente.
Cosa è andato bene ?
A differenza di ciò che molti asseriscono, l’Ultra non è diventato una moda (quella lasciamola ai festival europei), essere li continua ad essere, nonostante le problematiche, un’esperienza davvero forte e che cambia la vita di ogni partecipante. Ci si ritrova spesso (e non sempre volentieri) di fronte a djset del tutto inediti per cui bisogna essere davvero ‘Open Minded‘ per comprenderli, noi stessi abbiamo fatto fatica talvolta. L’esperienza di trovarsi sotto quell’enorme logo, in una location pazzesca con i migliori djs al mondo e in una folla piena di ravers continua a regalare una magia difficilmente riproducibile altrove. E’ l’America, il sound, è il fare le cose in grande, vedetela un pò come vi pare ma è pazzesco. Ultra è la mecca della musica al culmine di una settimana musicale che già di suo offre un surplus di artisti in ogni dove. Non c’è altro da dire, prima di parlare, Ultra va vissuto perchè diverso da ciò viene mostrato su YouTube, ve lo assicuriamo.
Conclusioni e Futuro
Ci sembrava riduttivo dedicare l’articolo al pollo del KFC, l’avete visto tutti, è stato simpatico e inascoltabile, ma signori: siamo in America, che vi aspettavate? Ci può stare. Un’enorme thumbs up va al lavoro di protezione del paesaggio che è stato davvero minuzioso, coprire un’isola intera non è semplice. Sicurezza e controlli davvero dell’altro mondo, non abbiamo mai visto cosi tante pattuglie di polizia, elicotteri e persino la US Army (foto) che sorvola ogni giorno con i caccia l’isola di Virginia Key. Ancora una volta: è l’America!
Ultra è stato riconfermato per il 2020, le date sono: 27,28,29 Marzo 2019, ma non ci esprimiamo sulla location. Ci sono già tanti rumor e parole al vento, qualcosa potrebbe cambiare… Nel bene e nel male, Ultra Makes History, Again. Vi lasciamo con il nostro solito consiglio: conservate sin da ora ogni spicciolo e vivete la mecca della musica elettronica almeno una volta nella vita, questa è la migliore esperienza musicale che potrete vivere!
PS: nei prossimi giorni caricheremo i vari video sia qui che su fb, tornate a visitare l’articolo!