EDM Lab Intervista il CEO di Nameless Music Festival

Questa settimana EDM Lab vi propone la sua intervista ad Alberto Fumagalli, CEO di Nameless Music Festival, il più importante festival di musica elettronica in Italia, ne abbiamo parlato qualche tempo fa nel nostro articolo sul festival e stavolta abbiamo voluto approfondire l’argomento intervistando chi ha creato tutto ciò. 

  • Com’è nato il progetto Nameless Music Festival?

Nameless è nato nel periodo in cui io e i miei amici giravamo in giro per il mondo tra i vari Festival EDM e continuavamo a pensare che in Italia non ci fosse nulla di simile. Essendo già degli organizzatori di eventi in Lombardia, abbiamo deciso di provare, rendendoci subito conto che non sarebbe stata un’impresa facile. Le prime edizioni sono state un vero e proprio “test” per poi arrivare all’edizione 2016, che è stata quella definitiva.

  • Se dovessi paragonare Nameless agli altri festival EDM europei, in cosa Nameless si differenzia?

Rispetto agli altri festival Europei, Nameless si differenzia in primis per la grandezza, è un evento più piccolo, più intimo, un evento che bisogna “vivere” non solo per la LineUp. Una totale simbiosi con la location che lo ospita (Valsassina), un paesaggio naturalistico che magari non tutti andrebbero a visitare di propria intenzione.

  • Quest’anno la LineUp del Nameless è davvero stellare: Armin, Ax&Ingrosso, Don Diablo , solo per citarne alcuni, credi che il pubblico italiano sia pronto a nomi del genere?

Io credo che il pubblico italiano sia sempre pronto, anche a questi nomi. Il problema è che si tende sempre a paragonare ciò che facciamo con quello che avviene all’estero, senza considerare alcuni fattori veramente rilavanti come il prezzo del biglietto molto più basso rispetto a quello dei festival europeo, la pressioni fiscale, la mancanza di fondi offerti dalle istituzioni, etc. Abbiamo cercato di convincere il pubblico italiano, non solo con una LineUp ricca di HeadLiner, ma cercando di focalizzarci sul brand, sull’esperienza offerta in un weekend in mezzo alla natura (Nameless Experience) cercando di migliorarci di anno in anno fino ad incrementare il numero di presenze ogni volta e creando un pubblico di affezionati che ogni anno viene da ogni parte d’Italia.

  • Perché hai scelto una location così sperduta e non una grande città italiana per questo progetto?

Ci siamo posti anche noi questa domanda. Le prime due edizioni si sono svolte a Lecco, perché è la nostra città natale, la nostra casa; le più recenti a Barzio. Girando i vari festival in giro per il mondo ci siamo resi conto di una cosa: e’ molto più semplice organizzare un evento in una grande città ricca di infrastrutture, grandi palazzi e creare un prodotto commerciale che rischia poi di perdersi però in mezzo a molti altri eventi… Barzio ci ha accolto, grazie all’appoggio del sindaco. Già dalla 1a edizione ci siamo resi conto che essere in una città così piccola, in una zona che aveva tanta sete di turismo, in una valle immersa nella natura, poteva essere un valore aggiunto, un punto di inizio per creare una simbiosi tra il paesaggio e il pubblico, creare un collante ed un’esperienza unica nel suo genere fino a proporre il ‘clima intimo’ di cui parlavamo prima.

  • Come vedi Nameless tra 5 anni?

Non lo so, 5 anni fa Nameless non c’era. Non mi aspettavo in 5 anni di arrivare a questo punto e non so cosa potrà accadere. Preferisco sviluppare le cose spingendole nella direzione in cui vanno, perciò, vedremo.

  • Credi che l’EDM sia finita?

L’EDM non è finita. E’ forse finito il ciclo della #BigRoom, ma l’edm cambia, evolve, cresce e scende a livello di bpm e durezza del suono in funzione di come vanno le generazioni e di come sono i periodi musicali. Credo che in questo momento ci si stia indirizzando verso una divisione tra il performer e il producer: abbiamo un mercato dello streaming che non premierà mai i dischi dance, che difficilmente diventano commerciali, a parte rari casi di dischi che finiscono in radio, tutte le altre sono hit più da club. Questo quindi porta sempre una grande visibilità ai produttori di hit radiofoniche, oggi ad esempio funziona la corrente dei The Chainsmokers, giusto per fare un esempio, domani magari ce ne sarà un’altra. Credo però che oggi stia tornando in voga la figura del performer, perché se sei in grado di fare un buon dj set, magari unendo una hit radiofonica ad un drop da club allora fai ballare sia il pubblico che semplicemente ascolta radio, ma anche quello che frequenta assiduamente i club.

  • Qualche spoiler sul resto della LineUp?

Per fine Febbraio abbiamo molte altre sorprese. Per quanto il riguarda il mainstage di Nameless, mancano ancora 4/5 nomi…

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